Big data. I-Com: in Italia imprese pronte, consumatori no
Alessandro Polli | Dicembre 13, 2017
Il valore del mercato dei Big Data in Italia – 4,6 miliardi di euro nel 2016 − è già oggi un importante driver di crescita per l’economia nazionale, ma esiste ancora un potenziale di sviluppo enorme, con un tasso di incremento annuo stimato pari all’8,3% da qui al 2020. Se poi si considera l’intera filiera – la c.d. economia dei dati, vale a dire i settori direttamente o indirettamente coinvolti nel processo di raccolta, analisi e utilizzo dei Big Data – il relativo valore di mercato raggiunge i 28,4 miliardi di euro, cioè l’1,52% del Pil del 2016.
A riportare il dato gli atti di un Convegno organizzato da I-Com (Istituto per la Competitività) e intitolato «Verso l’Isola del Tesoro. Le rotte dei consumatori tra protezione e mercato e la mappa della regolazione», svoltosi ieri a Roma. Nel corso del convegno, sono stati presentati i risultati di una survey condotta da I-Com su un campione di 42 imprese italiane del settore retail, di cui il 74% rappresentato da grandi imprese, operanti nei comparti assicurativo, bancario, carburanti, commercio e GDO, elettricità gas e acqua, ICT, poste, TLC, media e trasporti.
Tra gli obiettivi della survey, comprendere la diffusione dei Big Data e dell’accesso alla digitalizzazione delle imprese italiane; analizzare il livello di consapevolezza circa le potenzialità dell’IA e le sue applicazioni; verificare il grado di consapevolezza dei problemi di cybersecurity da parte di imprese e consumatori.
I risultati sono in linea con quelli evidenziati da precedenti studi condotti a livello nazionale e internazionale. In sintesi, il principale ostacolo alla diffusione della digitalizzazione è rappresentato da inerzie culturali e resistenza al cambiamento (78%) e da fattori legati ai costi di sviluppo e gestione (41%). Il 59% delle imprese intervistate si dichiara favorevole all’implementazione della IA, sebbene il 45% non abbia in cantiere alcune progetto in merito, mentre solo il 33% utilizza le chatbot. Diffusi anche i timori circa i risvolti legali connessi all’utilizzo di dati personali.
Al contrario, vi sono ancora pesanti diffidenze dei consumatori a effettuare acquisti online, a causa di timori legati alla sicurezza delle transazioni. Sebbene rispetto al 2010 siano diminuiti del 19,4% gli utenti di Internet che non effettuano acquisti online, sul fronte della sicurezza c’è ancora molto da fare – e da comunicare – per indurre il consumatore a sfruttare i nuovi canali di vendita.
Fonte: BitMAT