In quale ecosistema si muoveranno le piccole e medie imprese nei prossimi decenni? Prova a fornire una risposta una ricerca recentemente pubblicata da Kjær Global
In quale ecosistema si muoveranno piccole e medie imprese nei prossimi decenni? Prova a fornire una risposta una ricerca recentemente pubblicata da Kjær Global, una società di consulenza attiva a Londra, Amsterdam e Copenaghen, specializzata nella consulenza alle imprese che desiderano orientarsi in scenari sempre più complessi e decodificare i futuri trend. Vediamone alcuni.
La società inclusiva di domani. Ad avere successo saranno quei modelli di business in grado di rivolgersi alla comunità e connettere le persone oltrepassando le frontiere. A prevalere saranno le PMI che riusciranno a fornire, oltre a valori economici, anche valori sostenibili, sociali ed emozionali.
Apertura radicale. Assisteremo ad una rapida evoluzione verso la società preconizzata da Don Tapscott e Anthony D. Williams nel loro visionario “Radical Openness” del 2015. In un mondo in cui la reputazione digitale è tutto, la parola d’ordine sarà «trasparenza»: infatti, come evidenziato in un sondaggio svolto su un campione di 97 mila intervistati in 30 paesi, il 65% crede che trasparenza totale e pratiche commerciali oneste siano essenziali per la reputazione aziendale.
Big data. Entro il 2020 l’Internet of Things connetterà 50 miliardi di dispositivi e i dati raccolti creeranno possibilità oggi inimmaginabili in tutti i settori della società. Capire come gestire, proteggere e analizzare questo enorme ammontare di informazioni è «la» sfida. Con riferimento alle piccole e medie imprese, ciò implicherà anche il passaggio ad un approccio personalizzato ai bisogni del potenziale acquirente.
Weconomics. La condivisione di informazioni e codice software su Cloud (la c.d. cloud collaboration) cambierà i nostri stili di vita, ispirando innovazioni tecnologiche radicali. Attualmente 3 miliardi di persone sono connesse e Internet, in alcuni Paesi, già genera un volume di affari pari all’8% del Pil. Con conseguenze rilevanti: al paradigma del possesso, che ha connotato il XX secolo, si sostituirà quello dell’accesso (alle reti), rendendo necessario un nuovo modello di società per catturarne il valore sociale.
Cittadinanza globale. Fisserà nuovi standard in tutte le aree della società e dell’economia. I cluster di rete prospereranno in ambienti multi-culturali come la Silicon Valley, dove già oggi quasi due terzi dei lavoratori non è nato negli Stati Uniti. In Europa, il più grande ecosistema per le start-up continuerà ad essere Londra. Entro il 2020, la domanda di lavoro in Europa si concentrerà per il 35% su lavoratori high-skilled, creando problemi di job matching: attualmente solo il 26% della forza lavoro in Europa ha una laurea, contro il 50% del Canada.
Beta-imprenditoria. L’imprenditoria sarà la chiave dell’autonomia personale e sempre più laureati in materie specialistiche avvieranno iniziative imprenditoriali. Entro il 2020, nelle economie avanzate, 2 laureati su 3 saranno donne, mentre attualmente solo il 30% di imprenditori europei è di genere femminile. Si svilupperà la figura del Beta-imprenditore, che opererà sempre più all’interno di Comunità Creative, lavorando da solo, in piccole squadre o in organizzazioni, come Microsoft, Apple e Google, in cui l’innovazione è la mission.
Capitale sociale. Cresce il desiderio di «comunità» e quasi due terzi degli intervistati da Kjær Global preferirebbe lavorare in un’organizzazione che genera valori positivi. I modelli di business di successo si ispireranno ad un “capitalismo consapevole”, che sfrutta le reti per creare valore e benessere per tutti gli stakeholder.
Qualità della vita. Alla Harvard Business School vi è stato un boom di iscrizioni al corso di “Psicologia positiva come catalizzatore del cambiamento”. Il motivo è chiaro: un lavoratore felice è più concentrato e per un buon 40-50% più produttivo. Il “progresso sociale imperativo” di Michael Porter, professore di Harvard, fornisce un nuovo sistema di valori a imprese e organizzazioni.
Società senza età. Una forza lavoro in cui coesistono 4 generazioni esige soluzioni inclusive e un atteggiamento mentale positivo che consideri l’invecchiamento della popolazione come un’opportunità e non una minaccia. Un mercato del lavoro flessibile che consenta ai «fit-senior» di continuare a lavorare e la formazione permanente creeranno più opportunità per tutti. Assisteremo ad un boom dei c.d. MOOC (Massive Open Online Courses) e già adesso nei paesi scandinavi dal 20 al 33% della popolazione partecipa a programmi di formazione permanente.
Fonte: Kjær Global