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Big data. Tutti mentono, ma i new data rivelano la verità

Alessandro Polli – Settembre 3, 2017

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C’è un libro che sta scalando tutte le classifiche di vendita negli Stati Uniti. Si intitola «Everybody Lies. Big Data, New Data, and What the Internet Can Tell Us About Who We Really Are» (Tutti mentono. Big data, New data e cosa Internet può dirci su chi siamo veramente). Il suo autore, Seth Stevens-Davidowitz, dopo aver conseguito una laurea in filosofia a Stanford e un Ph.D. in economia a Harvard, ha lavorato per un anno e mezzo come data scientist in Google e il libro racconta al grande pubblico i risultati delle sue ricerche.

Oggi Stevens-Davidowitz si guadagna da vivere come esperto di big data al New York Times. Ma cosa ha scritto di tanto sconvolgente per incontrare un tale successo di vendite? In realtà, qualcosa che ognuno di noi probabilmente sa.

Nel corso della sua attività a Mountain View, Steven-Davidowitz ha analizzato i dati raccolti dal motore di ricerca, allo scopo di gettare nuova luce su fenomeni quali il razzismo, la depressione, il mobbing, le preferenze sessuali. In sintesi, secondo l’ex data scientist, molte delle nostre opinioni sulla gente sono completamente errate. «Il motivo? Le persone mentono: agli amici, al fidanzato/a, al dottore, rispondendo a un questionario – e a loro stesse.» Tuttavia, prosegue l’autore, «non abbiamo più bisogno di affidarci a ciò che la gente dice. I New data tratti da Internet – tracce di informazioni che miliardi di persone lasciano su Google, sui social, sui siti di dating online e anche su quelli porno – finalmente svelano la verità. Analizzando questa miniera d’oro di informazioni possiamo finalmente sapere ciò che la gente realmente pensa, ciò che vuole veramente e ciò che realmente fa.»

In sostanza, afferma Steven-Davidowitz, mentre sui social l’utilizzatore tende a fornire un’immagine artificiale di sé, le sue ricerche su Google rivelano moltissimo sui suoi atteggiamenti, ansie e paure. Tanto che gli studi scientifici sulla fruizione della pornografia online sono, secondo l’autore, «lo sviluppo più importante nella nostra capacità di comprendere la sessualità umana». Questi studi forniscono dati «per i quali Schopenauer, Nietzsche, Freud e Foucault avrebbero sbavato». E conclude affermando che «il prossimo Foucault sarà un data scientist. Il prossimo Freud sarà un data scientist. Il prossimo Marx sarà un data scientist».

Fonte: Pagina ufficiale Seth Steven-Davidowitz

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