Il sistema universitario italiano non forma un numero adeguato di esperti in cybersecurity. Il divario tra domanda e offerta di posti di lavoro nel settore non è destinato a colmarsi in tempi brevi.
Il sistema universitario italiano non forma un numero adeguato di esperti in cybersecurity, sebbene le minacce siano aumentate in maniera preoccupante, come evidenziato da alcuni report e dalle agenzie di intelligence, complice anche la mancanza di sensibilità sul tema da parte delle piccole e medie imprese, le più coinvolte dagli attacchi alla sicurezza dei sistemi informatici. Il divario tra domanda potenziale e offerta di posizioni nel settore della cybersecurity, quindi, non è destinato a colmarsi in tempi brevi.
Attualmente l’unico percorso universitario completo (articolato cioè in laurea triennale e specialistica) è organizzato dalla Statale di Milano nella sede di Crema. Il corso di primo livello conta circa 150 iscritti l’anno, di cui solo un terzo si laurea nei termini, contro i 15-20 iscritti al corso magistrale. Numeri estremamente contenuti, se confrontati con i corsi organizzati all’estero: tra i più prestigiosi, il corso quadriennale in Information Security organizzato dai primi anni Novanta dal Royal Holloway College dell’University of London, da cui escono ben 180 esperti l’anno.
Tra le cause dello scarso interesse degli studenti per i corsi di laurea in cybersecurity offerti dalle università italiane, le deludenti prospettive economiche per i neolaureati, che percepiscono compensi fino a quattro volte inferiori rispetto a quelli offerti sul mercato internazionale.
Fonte: Reuters Italia