La diffusione del cybercrime è accelerata anche da quella delle nuove tecnologie che determinano la proliferazione dei punti di vulnerabilità del sistema.

 

Il cybercrime, come evidenziano i ricercatori della X-Force di IBM (ne abbiamo parlato qui), ha raggiunto elevati livelli di sofisticazione e moltiplica i suoi attacchi in modo esponenziale. «Nel 2016 il numero dei record compromessi ha raggiunto un valore storico», sottolinea Francesco Teodonno, security leader di IBM Italia, «passando da 600 milioni a oltre 4 miliardi. I criminali informatici hanno introdotto nuove tecniche, ma soprattutto l’anno è stato caratterizzato da un cambiamento nelle strategie dei criminali informatici: oltre a prendere di mira informazioni strutturate come numeri di carte di credito, password e dati sanitari personali, abbiamo osservato violazioni di dati non strutturati, quali archivi di e-mail, documenti aziendali, proprietà intellettuale e codici sorgente».

La diffusione del cybercrime è accelerata anche da quella delle nuove tecnologie − Internet of Things, Industria 4.0, mobile, smart city, robotica − che determinano la proliferazione dei punti di vulnerabilità del sistema. A fronte di questa situazione, le classiche difese potrebbero rivelarsi per lo più insufficienti.

Per Teodonno «è evidente che sistemi di sicurezza statici e perimetrali del passato non sono più adeguati: occorre mettere in campo una strategia di cybersecurity basata su nuovi modelli di protezione, integrati ed evoluti, e su tecnologie ed esperienze all’avanguardia». Un sistema di protezione che agisca come un sistema immunitario, aggiunge il security leader di IBM, «in grado di acquisire, normalizzare e analizzare in tempo reale i dati, strutturati e non, generati da utenti, applicazioni e infrastrutture in cui l’uomo, sostenuto dai sistemi cognitivi, prende le decisioni sempre più contestualmente o preventivamente».

IBM, come del resto altri produttori – uno su tutti Darktrace – sta sviluppando sistemi di protezione che implementano funzionalità cognitive. Nel 2016 Big Blue ha annunciato Watson for Cyber Security, una tecnologia basata su algoritmi di machine learning applicate alla cybersecurity. Gli utenti, prosegue Teodonno, «possono accedere a potenti funzionalità cognitive, producendo in pochi minuti report con evidenze rilevanti per specifici incidenti di sicurezza e facendo risparmiare all’analista in security ore e ore di ipotesi, confronti e verifiche».

Fonte: AskaNews