Nel 2017 l’8% delle aziende selezionerà nuovo personale o avvierà collaborazioni sulle competenze chiave di Industria 4.0.
Il Piano nazionale Industria 4.0 del Ministero dello Sviluppo Economico, come è noto, ha predisposto un set di incentivi di natura fiscale allo scopo di agevolare l’ammodernamento del sistema produttivo italiano in direzione della smart factory. Qual è stata la risposta degli imprenditori? Se ne occupa una ricerca svolta dall’Osservatorio Industria 4.0 della School of Management del Politecnico di Milano, presentata il 23 giugno in occasione del convegno «Industria 4.0: la grande occasione per l’Italia», svoltosi a Milano presso l’Auditorium di Assolombarda.
Nel 2016, evidenzia lo studio, il mercato italiano dei progetti di Industria 4.0 (tra soluzioni IT, componenti tecnologiche abilitanti su asset produttivi tradizionali e servizi collegati) ha raggiunto 1,7 miliardi di euro, di cui l’84% realizzato in Italia e il restante 16% come export, cui vanno aggiunti circa 300 milioni di euro di progetti “tradizionali” di innovazione digitale. In sintesi, un incremento del 25% rispetto all’anno precedente.
«La quota più importante del mercato di Industria 4.0 ovvero il 63% pari a circa 1 miliardo di euro, è legata ai progetti di connettività e acquisizione dell’Industrial Internet of Things», commenta Giovanni Miragliotta, uno dei tre direttori dell’Osservatorio, »seguito dall’Industrial Analytics (20%, pari a 330 milioni di euro), dal Cloud Manufacturing (9%, 150 milioni di euro) e dall’Advanced Automation (sistemi di produzione e di movimentazione autonomi e collaborativi, con una quota dell’8% pari a 120 milioni di euro». Inoltre aumenta l’interesse delle imprese per l’Advanced Human Machine Interface (wearable e interfacce uomo/macchina come display touch, scanner 3D, visori per la realtà aumentata), anche se al momento rappresenta solo l’1% del mercato.
Come in tutte le fasi di transizione, il nodo cruciale è costituito dalla disponibilità di figure professionali. Infatti, osserva Sergio Terzi, altro Direttore dell’Osservatorio, «per cogliere davvero la sfida dell’Industria 4.0, le aziende devono dotarsi delle necessarie competenze, rivedendo strategie e pratiche di selezione, assunzione e sviluppo delle risorse umane, ma anche i piani di formazione, le reti di collaborazione».
Dalle interviste svolte su un campione di 241 imprese, si evidenzia che l’8% delle aziende selezionerà nuovo personale o avvierà collaborazioni sulle competenze chiave di Industria 4.0, in particolare per la definizione del piano di adozione delle tecnologie (10%), per l’analisi, modellazione e simulazione dei dati di produzione provenienti da sensori e dispositivi (10%), per la conoscenza di sensoristica e piattaforme IoT per il monitoraggio dei flussi di materiali (10%). Le competenze per cui invece sono in corso o pianificate nei prossimi 18 mesi azioni di formazione sono soprattutto nella gestione della produzione: definizione del piano di adozione delle tecnologie per i processi produttivi (33%), analisi, modellazione, simulazione dei dati di produzione (31%) e progettazione di un sistema di manutenzione predittiva (31%).
Fonte: Osservatorio Industria 4.0 Politecnico di Milano
La notizia è che le aziende manifatturiere italiane, in particolare le PMI, stanno uscendo dal medioevo. Infatti, se nel 2016 non era ancora chiaro a molte imprese cosa fosse, quest’anno il Piano Industria 4.0 non ha quasi più segreti. Non solo, la prospettiva di migliorare la propria competitività grazie all’adozione di soluzioni IT, sta facendo emergere una nuova figura lavorativa: il consulente in grado di traghettare l’azienda X da un’era pre-digitale e una fatta di automazione e integrazione dei processi produttivi con le tecnologie oggi a disposizione.
E’ quanto emerge, in sintesi, dalla presentazione del Rapporto Osservatorio Industria 4.0 promosso dall’Osservatorio della School of Mangement del Politecnico di Milano e presentato ufficialmente il 23 giugno nella sede di Assolombarda. L’indagine, già condotta lo scorso anno, ha coinvolto un campione di 241 imprese manifatturiere – comparto che in Italia soffre più di altri il gap tecnologico – per capire a che punto sia l’adozione di soluzioni di information technology, cloud computing, Internet of Things o legate all’automazione di processo (robotica e machine learning).
Le risposte sono confortanti: solo l’8% del campione non ha idea di cosa sia il Piano Industria (lo scorso anno questa quota toccava il 38%), mentre un buon 61% sta valutando come procedere per adottare le nuove misure. Merito anche dei forti incentivi fiscali legati agli investimenti in innovazione digitale con la possibilità – qui una mini guida alle agevolazioni – di ammortizzare anche del 250% le spese per sistemi IT o di avere un credito di imposta sugli investimenti in ricerca e sviluppo o detrazioni su quelli diretti a startup innovative.
Cresce l’adozione di App per il manifatturiero Il risultato è che fino a oggi sono state adottate, solo dalle aziende del campione, 800 app, in media 3,4 per impresa, ed è stata data propulsione a un mercato, quello appunto delle soluzioni IT per le imprese, che oggi vale 1,7 miliardi di euro (un balzo del 25% rispetto allo scorso anno) con benefici a cascata per chi innova ma soprattutto per le giovani aziende tecnologiche che a livello internazionale, tra il 2011 e il 2015, hanno ricevuto investimenti per circa 2 miliardi di dollari.
«Sembra ormai vinta la prima sfida culturale, quella della consapevolezza sull’Industria 4.0 […] In questo contesto, il mercato italiano mostra già una crescita a doppia cifra e l’Industria 4.0 italiana vive un momento di grande fervore – spiegano nel comunicato ufficiale per il lancio del Rapporto, Alessandro Perego, Andrea Sianesi e Marco Taisch, Responsabili Scientifici dell’Osservatorio Industria 4.0 -. Ma ora si aprono nuove sfide per le imprese: bisogna disegnare i progetti sulle specificità di ciascuna realtà, riuscire a liberarne realmente il potenziale innovativo e misurare i dati raccolti, dotandosi inoltre delle necessarie competenze».
Nuove figure professionali Proprio questa richiesta di competenze ad hoc sta già creando una forte domanda per nuove figure professionali. Dall’indagine infatti è emerso che tra tutte le capacità ritenute più utili per il passaggio all’Industria 4.0, quella più rilevante consiste nel “definire un piano di adozione delle tecnologie per il miglioramento dei processi produttivi”. Servono quindi figure con “skills” su cui meno della metà delle aziende rispondenti (solo il 46%) dichiara di sentirsi sufficientemente preparata. Poi c’è la “capacità di integrare digitalmente i processi di business con clienti e fornitori lungo la supply chain”, quindi il saper collegare digitalmente il processo di fornitura con quello produttivo. Una sfida per cui il 54% delle imprese si sente sì preparata ma per cui prevede nel 75% dei casi un potenziamento tramite programmi di formazione, nuove assunzioni o collaborazioni.
Siamo di fronte alla creazione di posti di lavoro che prima non c’erano? «Per cogliere davvero la sfida dell’Industria 4.0, le aziende devono dotarsi delle necessarie competenze, rivedendo strategie e pratiche di selezione, assunzione e sviluppo delle risorse umane, ma anche i piani di formazione, le reti di collaborazione – commenta sempre nel comunicato di lancio Sergio Terzi, Direttore dell’Osservatorio industria 4.0 – La skill 4.0 considerata più rilevante dalle imprese non è affatto banale perché richiede di contemperare prospettiva strategica di business e tecnica, considerando le implicazioni sulla sicurezza fisica del personale, la cybersecurity, la privacy, la proprietà dei dati ed altri aspetti legali». La risposta è suffragata anche dai dati: il 25% delle imprese infatti ha dichiarato di voler sfruttare gli incentivi per assumere nuove figure.
Quanto spenderanno le aziende Perché le imprese italiane diventino campionesse di tecnologia occorreranno almeno 10-15 anni. Ma la corsa è già iniziata. Secondo il Rapporto, un quarto delle aziende approfitterà delle agevolazioni del Piano investendo in media oltre un milione di euro, con punte di oltre 3 milioni e una stragrande maggioranza (il 17% del campione) disposta a spendere intorno ai 300 mila euro.
«La quota più importante del mercato di Industria 4.0 ovvero il 63% pari a circa 1 miliardo di euro, è legata ai progetti di connettività e acquisizione dell’Industrial Internet of Things – spiega nella nota ufficiale Giovanni Miragliotta, Direttore dell’Osservatorio Industria 4.0 –, seguito dall’Industrial Analytics (20%, pari a 330 milioni di euro), dal Cloud Manufacturing (9%, 150 milioni di euro) e dall’Advanced Automation (sistemi di produzione e di movimentazione autonomi e collaborativi, con una quota dell’8% pari a 120 milioni di euro». Per ora invece l’Advanced Human Machine Interface (wearable e interfacce uomo/macchina come display touch, scanner 3D, visori per la realtà aumentata) suscita interesse ma rappresenta ancora solo l’1% del mercato: insomma, lasciamo che le aziende italiane intanto escano dal medioevo, per tutto il resto c’è ancora tempo.
Il mercato dei progetti di Industria 4.0 (tra soluzioni IT, componenti tecnologiche abilitanti su asset produttivi tradizionali e servizi collegati) in Italia nel 2016 vale circa 1,7 miliardi di euro, di cui l’84% realizzato verso imprese italiane e il resto come export, a cui va aggiunto un indotto di circa 300 milioni di euro in progetti “tradizionali” di innovazione digitale. A pari perimetro rispetto alla misura dello scorso anno, il mercato è in crescita del 25%, anche se il vero potenziale appare ancora nascosto perché alcune imprese per definire gli investimenti hanno atteso la pubblicazione del Piano Nazionale Industria 4.0 e dei chiarimenti fiscali collegati. Per questa ragione, le aspettative sono ancora più forti per il 2017: guardando al primo trimestre appena trascorso, le imprese stimano un tasso di crescita del 30% rispetto al 2016 e, se questi numeri saranno confermati a fine anno, in due anni l’Italia avrà quasi raddoppiato gli investimenti per la trasformazione digitale, recuperando il ritardo rispetto alle situazioni internazionali più mature, con il rischio concreto però di un eccesso di domanda rispetto alla capacità di consegna dei fornitori.
Aumenta il livello di conoscenza su Industria 4.0: su un campione di 241 imprese manifatturiere, solo l’8% dichiara di non conoscere il tema (un anno fa era il 38%), il 41% ha letto articoli online, il 32% ha partecipato ad eventi sull’argomento e il 28% sta valutando di fare qualcosa, mentre un altro 28% ha già avviato l’adozione di soluzioni. Il fervore dello scenario italiano è testimoniato da una media di 3,4 applicazioni già adottate da ciascuna azienda, soprattutto su tecnologie di Industrial IoT e Industrial Analytics, con una situazione in realtà molto differenziata: il 25% delle imprese più attive ha già 5 o più applicazioni avviate, mentre l’ultimo 25% ne ha avviata una o nessuna.
Risulta buona anche la conoscenza del Piano Nazionale Industria 4.0: solo il 16% delle imprese del campione non ne conosce le misure. Tra chi lo conosce, il 52% ha deciso di usufruire del superammortamento al 140%, il 36% dell’iperammortamento al 250%, mentre il 29% utilizzerà il credito di imposta per ricerca e sviluppo, il 7% compirà investimenti in startup. Nel complesso, il 73% delle imprese investirà in beni strumentali, il 61% in beni immateriali, il 43% in dispositivi di Advanced HMI o soluzioni di ergonomia-sicurezza e il 30% in sistemi per l’assicurazione di qualità-sostenibilità.
Un quarto delle imprese approfitterà delle agevolazioni del Piano investendo oltre un milione di euro: nel dettaglio, il 17% dichiara di voler investire fino a 300 mila euro, l’8% tra 300 e 500mila euro, il 7% tra 500mila e 1 milione di euro, un altro 7% tra 1 e 1,5 milioni di euro, il 6% tra 1,5 e 3 milioni di euro, il 13% oltre 3 milioni di euro. Emergono anche alcune indicazioni per avvicinare il Piano ai bisogni delle imprese: in particolare, il 29% suggerisce incentivi per corsi di formazione 4.0 e il 25% incentivi per le assunzioni necessarie a colmare il gap di competenze.
Sono alcuni dei risultati della ricerca dell’Osservatorio Industria 4.0 della School of Management del Politecnico di Milano (www.osservatori.net)* presentata questa mattina al convegno “Industria 4.0: la grande occasione per l’Italia”, che si è tenuto a Milano presso l’Auditorium di Assolombarda.
“Sembra ormai vinta la prima sfida culturale, quella della consapevolezza sull’Industria 4.0: l’Italia dispone di un Piano Nazionale, il tema è al centro dell’attenzione del mondo economico e il livello di conoscenza tra le imprese è salito notevolmente. In questo contesto, il mercato italiano mostra già una crescita a doppia cifra e l’Industria 4.0 italiana vive un momento di grande fervore– spiegano Alessandro Perego, Andrea Sianesi e Marco Taisch, Responsabili Scientifici dell’Osservatorio Industria 4.0 -. Ma ora si aprono nuove sfide per le imprese: bisogna disegnare i progetti sulle specificità di ciascuna realtà, riuscire a liberarne realmente il potenziale innovativo e misurare i dati raccolti, dotandosi inoltre delle necessarie competenze. Il pieno impatto della trasformazione 4.0 si avrà tra 10-15 anni e vanno formulate strategie e roadmap con lungimiranza”.
“Il Piano Nazionale sta svolgendo un duplice ruolo di acceleratore della trasformazione 4.0 – proseguono Perego, Sianesi e Taisch -: da un lato sta contribuendo a diffondere maggiore conoscenza del tema, dall’altro sta mettendo in moto un meccanismo virtuoso di investimenti privati e di crescita dei consumi. Rimane però il timore che l’ondata di investimenti derivi più dall’opportunità fiscale che da una vera consapevolezza delle potenzialità della Quarta Rivoluzione Industriale. Il Piano può fungere da stimolo, ma le imprese non devono perdere di vista la vera opportunità competitiva che rappresenta l’Industria 4.0”.
Le tecnologie – “La quota più importante del mercato di Industria 4.0 ovvero il 63% pari a circa 1 miliardo di euro, è legata ai progetti di connettività e acquisizione dell’Industrial Internet of Things – rileva Giovanni Miragliotta, Direttore dell’Osservatorio Industria 4.0 –, seguito dall’Industrial Analytics (20%, pari a 330 milioni di euro), dal Cloud Manufacturing (9%, 150 milioni di euro) e dall’Advanced Automation (sistemi di produzione e di movimentazione autonomi e collaborativi, con una quota dell’8% pari a 120 milioni di euro”. Cresce l’interesse per l’Advanced Human Machine Interface (wearable e interfacce uomo/macchina come display touch, scanner 3D, visori per la realtà aumentata), che per il momento rappresenta ancora solo l’1% del mercato.
Sono più di 800 le applicazioni 4.0 dichiarate dalle 241 imprese rispondenti all’indagine dell’Osservatorio, per una media 3,4 applicazioni per azienda, distribuite nelle tre aree dei processi aziendali: Smart Lifecycle (sviluppo prodotto, gestione del ciclo di vita e gestione dei fornitori), Smart Supply Chain (pianificazione dei flussi fisici e finanziari) e Smart Factory (produzione, logistica, manutenzione, qualità, sicurezza e rispetto norme). Nella Smart Factory, il 38% delle imprese ha adottato soluzioni di Industrial IoT e il 33% di Industrial Analytics, ma oltre un quarto ha investito anche in soluzioni di Advanced Automation (26%) e Advanced HMI (27%). Nella Smart Supply Chain il 32% delle imprese adotta soluzioni di Industrial Analytics e il 15% di Industrial IoT, mentre è ancora basso l’utilizzo di piattaforme cloud. In ambito Smart Lifecycle, l’Additive Manufacturing é centrale nelle fasi di prototipazione, ma sono le applicazioni IoT, Analytics e Cloud a crescere di più, attestandosi su livelli di poco inferiori al 20%.
“Con una media di 3,4 applicazioni per azienda, l’indagine rivela l’ottima vitalità delle imprese italiane nell’Industria 4.0 – continua Miragliotta -, ma la situazione non è omogenea per numero e dinamica delle applicazioni, oltre che per posizionamento rispetto ai concorrenti: Industria 4.0 sta diventando, già in questa fase sperimentale, un elemento di differenziazione tra le imprese. Tra le diverse tecnologie, a fare la parte del leone sono Industrial IoT e Industrial Analytics, mentre tra i processi il caposaldo resta la Smart Factory, ma finalmente si vedono tassi di adozione prossimi al 20% anche in ambito Smart Lifecycle e Smart Supply Chain”.
Job&Skill 4.0 – L’Osservatorio Industria 4.0 ha identificato oltre 100 skill tecniche necessarie per definire strategie, progettare, gestire e abilitare i processi e modelli di business di Industria 4.0. Le imprese italiane giudicano complessivamente importanti le skill 4.0, ma tra tutte quella più rilevante risulta la capacità di “definire un piano di adozione delle tecnologie per il miglioramento dei processi produttivi”, su cui meno della metà delle aziende rispondenti (solo il 46%) dichiara di sentirsi sufficientemente preparata. Quasi altrettanto importante è ritenuta poi la “capacità di integrare digitalmente i processi di business con clienti e fornitori lungo la supply chain”, su cui il 54% delle imprese si sente preparata ma nel 75% dei casi è comunque previsto un potenziamento tramite programmi di formazione, nuove assunzioni o collaborazioni.
“Per cogliere davvero la sfida dell’Industria 4.0, le aziende devono dotarsi delle necessarie competenze, rivedendo strategie e pratiche di selezione, assunzione e sviluppo delle risorse umane, ma anche i piani di formazione, le reti di collaborazione – commenta Sergio Terzi, Direttore dell’Osservatorio industria 4.0. La skill 4.0 considerata più rilevante dalle imprese non è affatto banale perché richiede di contemperare prospettiva strategica di business e tecnica, considerando le implicazioni sulla sicurezza fisica del personale, la cybersecurity, la privacy, la proprietà dei dati ed altri aspetti legali”.
Per dotarsi delle competenze mancanti, l’8% delle aziende selezionerà nuovo personale o avvierà collaborazioni sulle skill chiave dell’Industria 4.0, in particolare per ricercare la capacità di definizione del piano di adozione delle tecnologie (10%), per la capacità di analisi, modellazione e simulazione dei dati di produzione provenienti da sensori e dispositivi (10%), per la conoscenza di sensoristica e piattaforme IoT per il monitoraggio dei flussi di materiali (10%). Le competenze per cui invece sono in corso o pianificate nei prossimi 18 mesi azioni di formazione sono soprattutto nella gestione della produzione: definizione del piano di adozione delle tecnologie per i processi produttivi (33%), analisi, modellazione, simulazione dei dati di produzione (31%) e progettazione di un sistema di manutenzione predittiva (31%). I corsi di formazione si terranno principalmente tramite lezioni in aula in presenza, ma tra gli approcci formativi innovativi il metodo più diffuso è quello dei corsi online, sia webinar che sistemi più complessi di e-learning. Raro, ma da segnalare anche l’uso di realtà virtuale e aumentata per la formazione di operatori di linea.
Gli standard per connettere macchinari e processi – Il Manufacturing Execution System (MES) è il sistema informatizzato che da sempre costituisce lo strumento di interoperabilità̀ nell’automazione industriale. Con l’Industria 4.0 sta evolvendo verso una visione più̀ estesa, il Manufacturing Operations Management (MOM), in cui oltre all’integrazione verticale tra livello operativo ed enterprise è sempre più importante l’integrazione orizzontale tra produzione, manutenzione, qualità̀ e logistica. “Per costruire un’architettura di MOM efficace sono necessarie scelte tecnologiche e organizzative – spiega Marco Macchi, Direttore dell’Osservatorio Industria 4.0 -. L’evoluzione dei sistemi informativi aziendali richiede l’adeguamento dei macchinari, dei sistemi di monitoraggio e di controllo del processo nello Shop Floor. Inoltre sono necessarie nuove logiche basate sull’apertura del dato e sull’interoperabilità̀, superando i problemi che questo comporta sui macchinari e sensoristica”.
Le aziende devono comprendere le opportunità offerte dalle nuove tecnologie, contestualizzandole nel proprio business e nel settore di appartenenza. L’Osservatorio Industria 4.0 ha realizzato il DREAMY (Digital REadiness Assessment MaturitY model), uno strumento per l’audit e il check-up della “prontezza alla digitalizzazione” che ha l’obiettivo di guidare le aziende manifatturiere lungo il processo di definizione della propria roadmap di trasformazione digitale. A partire da un sottoinsieme di domande del modello, è nato uno strumento di auto-valutazione di cui le aziende possono usufruire gratuitamente on-line al sito www.testindustria4-0.comper poter avere una prima idea del proprio stato di maturità attuale.
Le startup -Sono 245 le startup finanziate a livello internazionale nate dal 2011 al 2015 attive nell’ambito dell’Industria 4.0, capaci di raccogliere finanziamenti complessivi per oltre 2 miliardi di dollari. Il censimento realizzato dall’Osservatorio Industria 4.0 rivela un numero di nuove imprese in crescita del 15% rispetto allo scorso anno, di cui circa metà propone soluzioni Cloud e Analytics (rispettivamente 30% e 20%) e l’altra metà si distribuisce tra soluzioni di Industrial IoT, Advanced HMI, Advanced Automation e Additive Manufacturing.
Il Nord America si conferma la culla ideale per la nascita e la crescita delle startup, con 136 nuove imprese nell’Industria 4.0, il 55% del totale, e il 71% dei finanziamenti totali ricevuti, ovvero oltre 1,4 miliardi di dollari: i finanziamenti medi delle startup nordamericane sono maggiori oltre 3 volte rispetto alle cugine europee (10,9 milioni di dollari per le nord-americane e 2,9 per le europee). L’Italia ospita 24 startup (circa il 30% delle 80 censite nel Vecchio Continente), ma con finanziamenti medi al di sotto della media continentale. Tra le nuove soluzioni italiane si segnalano a Milano la piattaforma Cloud sviluppata da Else CORP, realtà̀ orientata alla “Mass Customization”, a Trieste le soluzioni IoT e di Advanced HMI di IDX, a Cosenza la soluzione IoT per la localizzazione indoor degli operatori addetti alla manutenzione 4.0 di GiPStech.
*L’edizione 2016-2017 dell’Osservatorio Industria 4.0 è stata realizzata in collaborazione con Almaviva, Autodesk, Beckhoff Automation, Cisco Italia, Engineering Ingegneria Informatica, IG – Gruppo De Pasquale, Key2people e Intermedia selection, Keystone Executive Search e k-digital, KPMG Advisory, Sanmarco Informatica, Siemens, Var Sirio Industria e Var Group, STAUFEN.; ABB, Advantech, Considi, Dassault Systèmes, DBInformation, GEFRAN, Hewlett-Packard Enterprise – Intel, Innovative Digital eXperience, RS Components, Sew-Eurodrive, TEMPESTIVE, TESISQUARE®, TXT e-solutions; con il patrocinio di Assolombarda.