Uno scenario a luci ed ombre quello delineato per l’Italia dall’ultimo Digital Economy Outlook 2017 diffuso dall’Ocse. Il nostro paese si colloca ai primi posti tra le economie sviluppate per utilizzo di dispositivi Internet of Things, ma agli ultimi posti in molte altre classifiche.

In base ai risultati della indagine condotta dall’organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, infatti, solo il 69% degli italiani accede al web, contro l’84% della media Ocse. Un risultato del resto pienamente giustificabile, in considerazione del forte divario digitale che separa le nuove e le vecchie generazioni.

Quanto all’accesso alla banda larga e ai servizi di cloud computing da parte delle imprese, pesa molto il fattore dimensionale. Mentre la banda larga e i servizi in cloud sono utilizzati dalla totalità delle imprese di grandi dimensioni, il 10% delle Pmi (quelle che occupano meno di 250 addetti nello studio dell’Ocse) ancora non vi fanno ricorso. Accesso al web da parte della popolazione e quello ai servizi online da parte delle imprese, va notato, sono sicuramente collegati, considerata la scarsa diffusione della banda larga sul territorio nazionale.

Le imprese italiane si collocano anche agli ultimi posti per investimenti in ricerca e sviluppo: nel 2015, ultimo anno disponibile nelle rilevazioni, gli investimenti R&S hanno rappresentato meno dell’1% del Pil, contro il 3,5% di Israele, il 2% della Germania e l’1,5% della Francia. Del resto, anche se il nostro paese si piazza al quarto posto come numero di marchi registrati nelle tecnologie Ict, solo il 70% delle nostre imprese ha un sito web, contro il 90% della media Ocse.

La situazione si capovolge con riferimento all’utilizzo dell’Internet of Things. L’Italia infatti si colloca ai primi posti, insieme a Svezia, Norvegia e Finlandia, per diffusione di schede sim che abilitano gli scambi tra macchine e software, cioè la tecnologia alla base dell’Internet of Things.

Fonte: SkyTg24